Living & Convivi :: 9 feb 2021

Woman-Power: Sabrina Schillaci

"Non importa quanto freddo sia l'inverno, dopo c'è sempre la primavera"

Conosciuta per il suo libro "Una sfida attraverso i limiti", edizioni Tracce per la meta, pubblicato nel 2019, Sabrina Schillaci è l'esempio della rinascita dopo la tragedia (1 - 2).

Laureata al Politecnico di Milano in Design e Architettura d’Interni, si sposa nel 1994 con Davide con il quale divide l’attività professionale. Nel 2000 sempre insieme aprono un negozio di interior che, in men che non si dica, diventa un punto di riferimento in Brianza. Purtroppo, però, nel 2007, un tremendo incidente al marito stravolge completamente la vita di entrambi. Seguono anni difficili e di grande disagio anche psicologico fino al 2014 quando Sabrina volta pagina e trova proprio nello sport lo slancio per uscire dalla sofferenza, diventando campionessa di Triathlon e di imprese ciclistiche legate alla beneficenza (3 - 4). Un impegno profondo per sostenere chi si occupa di disabilità, grazie anche alla creazione nel 2018 di Race Across Limits.

Nell'intervista, la sua testimonianza diretta... 

 

Quando ha capito che il mondo della coaching e dello sport sarebbe stato il centro della sua vita professionale? 

Il mio cambiamento professionale è avvenuto per rispondere ad un'esigenza personale. Nel 2007 a causa di un incidente accorso a mio marito, che lo ha reso tetraplegico, la mia vita è stata completamente stravolta. Fino a quel momento ero un architetto, avevo un negozio di mobili che ho dovuto chiudere, per occuparmi di lui e della sua disabilità assumendo il ruolo di caregiver (assistente familiare). Un ruolo al quale non ero emotivamente preparata e che mi ha indotto a scivolare in una lenta e progressiva depressione. Depressione dalla quale sono riuscita ad uscire grazie ad un incontro, fortuito, con il triathlon, avvenuto nel 2012. Una disciplina di cui non ero a conoscenza e che praticando, mi ha permesso di far emergere lati del mio carattere fino a quel momento sconosciuti: resilienza, determinazione, coraggio, audacia, forza di volontà. I quali mi hanno permesso di raggiungere traguardi sportivi e personali importanti. 

Ho concluso svariati Ironman, mi sono qualificata per un mondiale in Australia, ma soprattutto ho ripreso in mano la mia vita, riuscendo a coinvolgere e a scuotere mio marito dallo stato d'inerzia, in cui era bloccato. Travolto dall'entusiasmo e dalle energie, di cui ero tornata in possesso, ha dato un senso a ciò che gli era accaduto ed è ritornato ad essere attivo, a lavorare e a guidare.

I risultati ottenuti mi hanno spinta ad approfondire, attraverso gli studi di coaching, le dinamiche e i processi mentali che avevo utilizzato con me stessa e mio marito, per poterle utilizzare aiutando gli altri.

Ho cominciato come speaker motivazionale nelle aziende, riportando la mia esperienza e gli studi fatti, a lavorare come consulente e coach professionista per gruppi di lavoro, scuole e privati. 

Nel 2018 ho fondato Race Across Limits: imprese ciclistice e sportive per beneficenza. Con l'attività sostengo realtà che si occupano di disabilità, con un occhio di riguardo ai familiari che rivestono il ruolo di caregiver. Compito gravoso ma fondamentale per la vita delle persone disabili e che in Italia, a differenza degli altri paesi Europei, non è riconosciuto legalmente e neppure tutelato. Una figura, a tutti gli effetti invisibile dal punto di vista sociale, soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo.

 

Ci parli in breve della sua attività in questo momento: criticità e punti di forza...

I punti di forza sono dovuti al fatto che in un periodo, come quello attuale, dove è richiesta flessibilità, un continuo adattamento e cambiamento delle nostre abitudini e stili di vita (che per molti versi ricorda ciò che ho affrontato io, quando la disabilità è comparsa improvvisamente nella mia vita), le persone sentono la necessità di avere, al loro fianco, un coach che li "accompagni" lungo questo processo.

La criticità dipende dal fatto che essendo i rapporti interpersonali ridotti al minimo, risulta più difficoltoso lavorare con le aziende e le scuole. Gli incontri sono organizzati da remoto, impoverendo la comunicazione che perde uno delle connotazioni più importanti: l'aspetto non verbale. Quello che ti permette di capire realmente lo stato d'animo delle persone e di ricevere feedback immediati. Inoltre come atleta e coach, allenarsi soprattutto in compagnia o negli spazi chiusi è pressoché impossibile. 

 

Nulla si ottiene per caso, in quanto donna... ha combattuto tanto per affermarsi? 

Sono attualmente in questa fase, poiché ho completato gli studi come coach, solo quattro anni fa. L'affermazione professionale, indipendentemente dall'essere donna è complicata dal fatto che esiste molta confusione sulla figura del coach che è una professione relativamente giovane. Spesso viene confusa con quella dello psicologo pur essendo molto distante, sia a livello di formazione che di tecniche e processi applicati. Noi ci preoccupiamo di allenare l'autonomia del nostro coachee, aiutandolo a scoprire le potenzialità in suo possesso, ad utilizzarle al meglio per raggiungere gli obiettivi prefissati e infine per un maggior benessere psicofisico. La nostra attività è legata al fare, all'agire, al futuro desiderato. 

 

E' indubbio che il Covid sia un "fardello" oltre che un freno per tutte/i, come lo sta affrontando tra famiglia e lavoro? 

Dal punto di vista professionale le limitazioni dal punto di vista dei rapporti interpersonali e degli spostamenti, impediscono di organizzare incontri nelle scuole e nelle aziende, comportando di fatto notevoli difficoltà. Anche dal punto di vista sportivo, il divieto di partecipare ad allenamenti e uscite di gruppo, la chiusura di palestre e piscine,  limita molto il lavoro di chi, come me, si occupa di benessere e crescita personale psicofisica.

Dal punto di vista della famiglia cerco di stare vicino ai miei genitori senza mettere a rischio la loro salute, mantenendo comportamenti corretti e utilizzando tutte le prescrizioni mediche. 

 

La sua personale "meditazione" per quando stacca dagli impegni quotidiani? 

Sono una persona tendenzialmente ottimista che cerca il lato positivo di ogni situazione, e questo mi aiuta molto. Oltretutto, in questi ultimi anni, ho imparato ad essere grata per quello che ho e a condividerlo con gli altri.

 

Kamala Harris, la nuova vicepresidente degli Stati Uniti, una svolta epocale? Cosa ne pensa? 

Sono entusiasta all'idea che finalmente una donna riesca a rivestire un ruolo così importante per il mondo intero. Sono certa che farà grandi cose e che, soprattutto, rappresenterà una leva motivazionale per le nuove generazioni. 

 

Un consiglio alle giovani donne che "lottano" per essere riconosciute nel proprio settore? 

Di essere consapevoli delle loro capacità, potenzialità e soprattutto di non rinunciare alla loro femminilità, per competere con gli uomini. Siamo in grado di realizzare imprese al pari loro e  abbiamo una grande ricchezza: una maggiore predisposizione verso gli altri, una spiccata sensibilità, un maggiore senso di responsabilità nei confronti della nostra famiglia e di chi ci sta accanto. Qualità che, in una realtà dove prevale l'egoismo e l'egocentrismo, devono essere valorizzate e portate alla luce. 

 

 

 

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