Le feste sono finite e la primavera è ancora lontana. Riposti gli addobbi dell'albero e aspirati i suoi aghi persi sul tappeto della sala insieme a brillantini vari di carta da regalo, per molti è il momento di mettere in stand by cioccolato, panna, insalata russa, almeno per un pò. E, scarpe da ginnastica ai piedi, camminare, correre o fare stretching. Ritrovando il proprio abituale posto nel mondo tra lavoro, famiglia e impegni di ogni tipo.
La domanda è d'obbligo? Come immaginiamo l'anno appena nato? Senza guerra, in primis, e poi con uno sguardo curioso assetato di novità dove ricerca e linguaggi inediti siano la norma senza, però, perdere di vista la forza della tradizione capace di intrecciarsi con il valore della ricerca. In ogni settore, in cucina come nell'arte. Auspichiamo a una ristorazione che parli, sempre di più e meglio, di verità nel piatto dove la memoria non sia mero folklore ma cultura e consapevolezza. Dove qualità e sicurezza alimentare siano virtù imprescindibili. Dove le scelte di oggi diventino doni per il domani di tutti. Penso alle buone pratiche per rendere più sostenibile e migliore la nostra impronta su questa terra. Magari, come suggerisce lo scienziato e narratore Stefano Mancuso, imparando "dalle piante che hanno già inventato il nostro futuro".
Noi ci saremo per scoprire dove va il domani e come si reinventa l'oggi anche in virtù di stravolgimenti epocali come l'intelligenza artificiale, affascinate e inquietante. Ma quanto inquietante? Lo scopriremo vivendo...
Che dire, buona ripartenza!