Un cliché decisamente intramontabile quello del plaid, caldo, “fluido” nel senso di trasportabile ovunque, sulla poltrona davanti alla tv, in camera da letto anche se la casa è ben riscaldata (1). Cosy è cosy, e sopratutto sta bene là dove si dimentica, senza compromettere lo stile domestico, qualunque esso sia: lo si getta sul divano, lo si riprende, si piega, si ripone nell'armadio, il più delle volte ritorna etc… Mai senza! Come il mitico tubino nero.
E a seconda dei propri fantasmi invernali, lo si può accompagnare a una vellutata fumante di carote, a una cioccolata calda o a una flûte di champagne (2). Personalmente, opziono la terza… In un certo senso questo pezzo di stoffa “rassicurante” in cachemire, in lanetta o in pail, racconta la necessità di una vita più lenta. Di interrompere (ogni tanto) la corsa quotidiana contro il tempo, di sublimare l’ordinario. La Plaid therapy, anche solo due ore a settimana, con la complicità di un buon libro (3), di una sessione di meditazione. E il micio che ci fa le fusa (4)…