Focus On :: 24 mar 2016

il viaggio sensoriale di fabio rossi

dal malto al rum

Può un distillato peruviano essere straordinariamente buono? Ce lo racconta Fabio Rossi (1), titolare dell'azienda Rosi&Rossi di Treviso che tra i suoi top di gamma, annovera una vera chicca, il Ron Millonario 15 Reserva Especial (2 - 3), un rum dolce e morbido ma anche intenso che, ad ogni sorso, apre un mix di sensazioni insolite.

Un po' pirata, un po' talent scout nel scoprire e selezionare distillati da tutto il mondo, questo trevigiano dallo spirito "caldo" come i suoi rum, ci parla, tra l'altro, della suo coté avventuriero che lo porta spesso in Paesi come il Perù, la Martinica, Panama e Guyana. Viaggi profondamente cercati e voluti, per capire, per conoscere e, quindi, trasmettere nelle sue bottiglie un'identità gustativa il più fedele possibile alla natura originaria dei luoghi di provenienza. Nulla è lasciato al caso, in un mercato dove spesso il gusto tende ad appiattirsi a favore di prodotti con poca anima, la Rossi&Rossi predilige l'eccellenza, come il suo Millonario. Espressione opulenta di un after dinner pregiato. Provare per credere.

C’è qualcosa, nella sua biografia, che poteva far intravedere la vocazione per il rum?

In famiglia abbiamo una lunga tradizione di importatori di whisky scozzesi e proprio nel 1990 in occasione di un mio soggiorno nella terra delle Highlands per visitare distillerie e fare business, iniziai a notare, vicino ai single malt, diversi vecchi barili di Rum della Guyana Inglese e della Jamaica. Essendo ex colonie britanniche, infatti, questi rum venivano spesso spediti in Scozia per l’invecchiamento. Ne rimasi piacevolmente impressionato e incuriosito ma non fu allora che pianificai la nascita dei miei primi rum.. Solo dopo alcuni anni, infatti, decisi di rivolgermi a una vecchia conoscenza di famiglia Silvano Samaroli stimatissimo imbottigliatore indipendente, oltre che broker, il quale mi istruì sui vari stili di rum e su come approciarmi a questo settore, per me nuovo. Nacque quindi nel ‘99 una collezione dei migliori rum di varie provenienze sotto un nome unico: Rum Nation.

Per la crescita dell’azienda quanto ha influito la sua conoscenza dei luoghi?

Caraibi, Centro America, America Latina… ho sempre amato quei luogi e non solo come turista. Ho cercato, per esempio, di conferire alle bottiglie elementi che rispecchiassero il “carattere” delle varie nazioni di produzione. Essendo, da sempre, un appassionato collezionista di francobolli ho fatto di ogni etichetta una reinterpretazione del francobollo dello stesso Paese di provenienza del rum. Una scelta stilistica vincente, che è piaciuta subito al mercato e che resiste ancora, nonostante il recente restyling delle etichette e delle bottiglie.

Si può dire che tra rum e sigaro ci sia una relazione e che lei l’abbia in qualche modo, sviluppata?

Premesso che non sono un accanito fumatore, diciamo che la relazione fra rum e sigaro è inevitabile per due motivi: le zone di provenienza che spesso coincidono e il tipo di pubblico curioso e sopratutto capace di apprezzare un prodotto fine e di qualità, in genere lo stesso che stima sigari prelibati. Un pubblico fra i 30 e i 55 anni, mediamente benestante, certamente bon vivant. Un abbinamento felice soprattutto in virtù del carattere denso, pastoso, morbido, a volte persino zuccherino e leggermente sciropposo di molti rum. Questo li rende adatti ad accompagnare le note pungenti e terrose dei sigari, molto più di altri distillati che invece tendono a essere più taglienti e austeri.

Gli italiani e il rum: un’attrazione fatale o un amore non ancora sbocciato del tutto?

Gli spazi di crescita ci sono ancora, ma è sempre un discorso di tipologia di prodotto. Il grosso del mercato, il prodotto di tendenza, è rappresentato dai rum in stile latino, quindi dolci, morbidi, facili. Il che non vuol dire che siano prodotti non di qualità, assolutamente! Come in tutte le tipologie, ci sono prodotti buoni e meno buoni, rum dozzinali e gioielli di complessità aromatica, pur sotto la piacevolezza e le caratteristiche easy drinking. I rum invece più difficili, più austeri, dagli aromi più intensi e spiazzanti, spesso imbottigliati a gradazioni più elevate… restano un prodotto più di nicchia, non da grandi volumi. Ma va bene così, dopotutto si tratta di edizioni generalmente di poche migliaia di bottiglie, quindi non riuscirebbero comunque ad avere una distribuzione capillare. Oltretutto, un buon rum in stile latino va benissimo anche per il mixing, mentre per esempio vedrei più difficile (o forse semplicemente sacrilego) questo impiego per un Caroni millesimato. Tuttavia, ci sono anche qui alcune eccezioni: per esempio, il nostro Jamaica Pot Still White è una bomba aromatica e alcolica, ma il suo uso sapiente e moderato può trasformare un cocktail. E’ sicuramente un tipo di prodotto che sta prendendo piede anche presso il grande pubblico.

Ora… ci parli di quella vera, unica perla, che è il Ron Millionario...

E' diciamo il nostro rum "di casa", nel senso che è un'esclusiva, secondo una ricetta di assemblaggio personalizzata. Il segreto del suo successo è sicuramente l'intensità e la dolcezza, ed è questo che intendevo sopra con il concetto di "un rum facile da bere ma non privo di complessità aromatica". Diciamo che Millonario è stato una bella scoperta, una distilleria che non conosceva nessuno e praticamente inattiva. Ci piace poi ricordare che usa alambicchi vecchissimi, che ha resistito a quasi ogni ventata di novità. Una distilleria umile, che può contare su un clima unico, su piantagioni di canna da zucchero vastissime (4 - 5), e che ha un'attenzione alla qualità incredibile. Nonostante i volumi sempre crescenti, resta un prodotto sostanzialmente artigianale.

Rum e gentil sesso, si può dire che questo distillato conquisti anche le donne?

certo! e sempre di più… proprio le note morbide di questo distillato lo fanno ben apprezzare dal mondo rosa. Spesso sono signore con gusti precisi, che "sanno" quello che bevono e che non cercano drink "facili" ma dal corredo aromatico interessante. E poi non bisogna sottovalutare il fascino dell'elegante veste della bottiglia in fibra di palma "Toquila" (6), la stessa per il cappelli di Panama. Una gioia per gli occhi, un elemento non banale: il pubblico femminile di certo sa cogliere di più e meglio l'aspetto seducente, il valore aggiunto di un pack così originale. Dettagli di stile che fanno la differenza.

Alla fine, per quello che si può rivelare… qual è il segreto di rum eccellente?

Più di un segreto. Il primo è riuscire a "stressare" i produttori per un rum di qualità. Molte distillerie, specialmente le più grandi e legate alle compagnie nazionali dello zucchero, tendenzialmente in prima battuta propongono un prodotto standard ai nuovi clienti. Standard nel senso di gusto medio, prezzo appetibile, buono ma nessun guizzo particolare. Poi insisti, li vai a trovare, gli chiedi di tirare fuori il rum buono, quello che magari è un po' insolito ma che ha tanto carattere: dopotutto una distilleria può produrre, se lo vuole, una varietà di stili non indifferente (più pesante, più leggero, più dolce, più aromatico....). Ecco che allora, quasi per magia si “materializzano” veri e propri gioiellini, rum che è un vero piacere imbottigliare perché diversi da ciò che normalmente presenta il mercato. Il trucco quindi consiste nel non accontentarsi, ma chiedere e continuare ad assaggiare. Il secondo segreto è il controllo della gestione delle botti. La qualità del distillato è importante, ma il legno fa comunque una buona parte del lavoro. Per troppi anni, il rum è stato invecchiato nei primi barili che capitavano sotto mano. Un aspetto per noi tutt’altro che irrilevante.

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