La città meneghina si sa che è la migliore per la cucina fusion del paese del Sol Levante. All’interno ristretto dei diversi locali che mettono al primo posto la qualità, c’è certamente Izu in Corso Lodi 27. Condotto da Jin Yue Hu, di origini cinesi, è figlio d’arte in quanto i genitori nel 1993 aprirono una piccola gastronomia allo stesso indirizzo in anticipo coi tempi, preparando piatti cinesi e giapponesi quando nessuno sapeva nulla o quasi di queste cucine. 30 anni dopo Izu si è affermato come uno dei migliori ristoranti giapponesi del capoluogo lombardo. Dopo un profondo restyling che lo ha reso ancor più bello con un aumento delle vetrine e degli spazi interni, recentemente ha riaperto i battenti per la gioia degli estimatori di questa cucina così interessante e prelibata al contempo. Il locale vanta altresì molti arredi in materiali preziosi, tavoli in legno naturale americano, marmo bianco di Carrara, comode sedute ed un soffitto impreziosito da ben 1.250 punti luce sospesi di grande effetto scenografico.
L’ambiente con un tocco zen e di grande eleganza ben dispone a un menù che da sempre crea piatti innovativi che si differenziano per qualità e stile con una cucina equilibrata in ogni aspetto, fondendo ingredienti di alta qualità e tecniche di ispirazione internazionale. Jin Yue Hu è affiancato in cucina da una solida brigata con gli chef di sushi e fusion cooking. Altro punto di forza è il sommelier Cristian Alfredo Carias Ardon già presente anche in altri prestigiosi ristoranti e che ha creato una carta di vini e sakè di livello per qualità e profondità di annate. I nuovi piatti che affiancano i classici del locale sono una trilogia di Ceviche di pesce bianco, il beriche rosso detto anche Alfonsino, dalla carne solida e gustosa, ricciola e spigola con cipolla rossa di Tropea e profumo di sudachi un agrume che ricorda lo yuzu, un piatto encomiabile di grande bontà. Segue un eccezionale “scarpetta di tonno" con tre qualità di quello che viene definito “il maiale del mare“ (ne, infatti, viene consumata ogni parte), con salsa karashi miso a base di aceto di riso e senape giapponese con chips di alga nori. La varietà dei tagli dei vari tipi di tonno fatti in sottilissime tartare battute al coltello è uno dei migliori piatti fusion che ci è stato dato da assaggiare negli ultimi tempi e definirlo indimenticabile non è affatto una iperbole. Il nighiri omakase, una rivisitazione del sushi creata secondo il mercato del pescato disponibile e dall’estro dello chef è un altro caposaldo del locale. Il nostro era composto da ventresca di tonno con caviale, tonno akami con cipollotto, salmone scottato alla fiamma con salsa sumiso, gambero rosso di Mazara con zenzero ed erba cipollina, berice scottato con basilico giapponese e tartufo estivo, ricciola con mandarino cinese e yuzu. Una sinfonia di sapori che raramente abbiamo provato in un sushi, in particolare la ventresca indimenticabile. Decisamente appetibili anche i piatti di carne come il Go Piemonte tataki di fassona marinata alla maniera di Osaka o i ravioli di maialino con sfoglia di zafferano. Gustosi i dolci di fine pasto come l'inedita creme brulee con una base di fagioli azuki o il dolce di cioccolato con arance. Un locale da provare assolutamente per la strepitosa proposta gastronomica, oltretutto ad un prezzo equo.