Focus On :: 3 feb 2019

“NUOVA” DI NOME E DI FATTO: "Natura Nuova" il perché di un’azienda innovatrice

Tra i molti aggettivi dei quali l’attuale uso dislessico della lingua italiana è ormai esasperatamente in eccesso, certamente “nuovo” fa la parte del leone e così non v’è prodotto che non sia pubblicato come tale in cielo, in terra ed in ogni dove. Anche se di nuovo, nel migliore dei casi, ha solo il nome o la confezione. Abbiamo incontrato “Natura Nuova” azienda romagnola produttrice di polpe e frullati di frutta naturali. Una realtà imprenditoriale in costante e forte crescita che, oltre al nome, riserva l’innovazione con la “I” maiuscola e pone l’accento sul rispetto della salute del consumatore. Partendo dal “senza zucchero” (vero) e da materie prime biologiche di alta qualità. Ce ne parla il fondatore Gabriele Longanesi (1).

 

- Azienda frutto del lavoro di molti anni, oggi eccellenza del kmzero ci racconti in breve i momenti più importanti della storia aziendale

Mi preme, innanzitutto, presentare la mission di Natura Nuova perché aiuta ad inquadrare quello che l’azienda è oggi. Nuova nella scelta delle materie prime, preferibilmente Italiane e selezionate per i nostri prodotti a base di frutta e per la nostra gastronomia vegetale. Nuova nei processi, perché tecniche di trasformazione all’avanguardia trattano delicatamente gli alimenti per esaltarne il gusto e le proprietà. Nuova nei pack innovativi, che permettono di gustare la frutta in ogni momento e in ogni luogo. Sintetizzando: Natura Nuova lavora materie prime provenienti dalla natura e processate con tecnologie innovative. Ho fondato l’azienda 25 anni fa a Bagnacavallo (RA) da un’idea semplice, ma rivoluzionaria al tempo stesso: trasformare quello che il mercato del fresco rifiutava per una piccola imprecisione estetica. Idea che ho poi perfezionato con la laurea in economia, un master della Camera di Commercio di Milano per lo sviluppo delle idee di impresa e un viaggio in Francia, nel 1990, che mi ha fatto incappare in alcune vaschette in alluminio con purea di mele e zucchero. Quell’idea è divenuta presto uno spunto imprenditoriale: nel ci viene commissionata la prima fornitura di mele fresche in vaschetta, nel 1998 abbiamo iniziato la produzione del biologico e ci siamo cimentati nelle prove per l’estrazione industriale della polpa a freddo, la tecnologia produttiva alla base della qualità Natura Nuova e nel 2002 le polpe di frutta fanno il loro ingresso nella Grande Distribuzione Organizzata (GDO). Nel 2003 Natura Nuova acquisisce l’azienda Compagnia Italiana Alimenti Biologici e Salutistici che ha già tantissime referenze in GDO tra le quali il tofu (2). Colpito da interesse per questo prodotto, ho deciso di fare personalmente ricerca e sviluppo direttamente sui terreni di famiglia convertendo i campi a biologico e provando a coltivare soia. Nel 2007 facciamo un altro grande passo in avanti creando un Consorzio di produttori di frutta emiliano-romagnola (quindi a Km zero) per dare garanzia di filiera agricola e valorizzare gli elementi di tracciabilità. Oggi siamo una realtà con oltre 150 dipendenti, di età media attorno ai 30 anni e un turnover bassissimo.

- In particolare tra i molti prodotti, quali quelli di punta o più richiesti dal mercato?

Per quanto riguarda la lavorazione della frutta sicuramente va evidenziato il successo di tutta la linea doypack (la pratica busta in alluminio) per le molteplici occasioni di consumo (3) e i target a cui si rivolge (dal bimbo per lo spuntino a scuola allo sportivo). In queste ultime settimane stiamo registrando un buon successo di Opera, il “nuovo” frullato di pere Abate senza conservanti né zuccheri aggiunti (4). Sul fronte gastronomia vegetale il mercato invece premia tutta la linea a base di tofu, seitan e tempeh.

- E ancora, se dolcificati che percentuale di zucchero o con quale altro dolcificante sono trattati i vostri Frullati di frutta à porter Bio?
I nostri prodotti sono senza zuccheri e senza conservanti aggiunti. Questo accade grazie al processo produttivo che Natura Nuova, prima al mondo, adotta e perfeziona.
Si tratta del processo di trasformazione a freddo della frutta (5): solo dopo esser stata lavata, selezionata, sbucciata e detorsolata, la frutta viene trasformata in frullato. In questo modo ad essere lavorata è solo la polpa della frutta, non la buccia e non il torsolo che potrebbero alterarne il vero sapore. Il passaggio da frutta fresca a vaschetta o sacchetto avviene in pochissimi secondi e in ambiente asettico, in totale assenza di aria.
La frutta viene quindi privata dell’aria così da mantenerne inalterate la naturalezza del gusto e le caratteristiche organolettiche. La frutta così lavorata garantisce alta digeribilità e lunga conservazione senza aggiunta di conservanti e zuccheri.

- Un'azienda ormai dal consolidato processo industriale e l'esigenza di una filiera corta, come si conciliano questi due aspetti?
Come dicevo all’inizio dell’intervista, per garantire l’alta qualità della materia prima Natura Nuova ha dato vita a un Consorzio di produttori di frutta emiliano-romagnola, quindi a Km zero (6). Il Consorzio rispetta le rigorose regole imposte dalla certificazione BRC, British Retail Consortium e Bioagricert che garantisce la filiera del BIO.
La frutta utilizzata non è mai destinata all'industria, ma frutta di seconda scelta che non avrebbe una posizione sul mercato perché sotto o sovra calibro, ma di elevata qualità.

- Ci racconti se e quanto è difficile fare oggi in Italia del BIO "vero".
Il BIO non è mai stato un trend, ma un movimento consapevole di maggior rispetto verso l’ambiente. Partendo da questa filosofia non ho mai incontrato grosse difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime veramente biologiche, anche grazie alla collaborazione da parte di tutti i membri del Consorzio.

- Il suo punto di forza aziendale è certamente l'attenzione all'ambiente: a livello di produzione in che modo cercate di perseguire un'attitudine il più possibile eco friendly?
L’attenzione per l’ambiente è uno dei punti di forza di Natura Nuova. L’azienda vanta infatti tre impianti fotovoltaici che forniscono il 50% del fabbisogno energetico e un cogeneratore che fornisce il 30% della restante energia. C’è inoltre da aggiungere che gli scarti di produzione (bucce di mele e scarti di tofu) diventano alimentazione per i biodigestori e che i materiali di imballo utilizzati sono certificati FSC, dunque riciclabili e sostenibili. Grazie poi alla sinergia con aziende specializzate il cartone diventa materia prima secondaria.

- In che canali di distribuzione si possono trovare i vostri prodotti? Servite anche l'estero?
I nostri prodotti sono distribuiti nei principali canali di vendita: grande distribuzione, dettaglio, dettaglio specializzato, ingrosso e HORECA. Serviamo oltre 20 Paesi e, in termini di fatturato, il 20% deriva dalle vendite sui mercati esteri.

 

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