Il paese di Ibsen e Munch è da sempre una meta culinaria di grande interesse per i seafood lovers. Tra queste prelibatezze un posto di rilievo lo occupa lo stoccafisso, in particolare quello isole Lofoten, estese oltre il circolo polare artico. Legato a doppio filo con l'Italia, pur essendo all’estremità di quello che gli antichi chiamavano il paese di Thule, anche grazie al merluzzo.
Correva l’anno 1432 e il mercante veneziano Pietro Querini di ritorno da un viaggio da Creta, nel tentativo di raggiungere le Fiandre, fu sorpreso da una tempesta che distrusse la nave, facendo perire il resto dell’equipaggio tranne alcuni superstiti che a bordo di due scialuppe di selvaggio raggiunsero fortunosamente un isolotto deserto, facente parte delle Lofoten. Sopravvissuti grazie alla neve e ai molluschi, furono trovati da alcuni abitanti dell’isola vicina, che li accolsero, sfamandoli. Questi indigeni avevano un modo particolare di conservare il merluzzo Atlantico, essiccandolo ai venti impetuosi che sferzano incessantemente le isole. Divenendo duro come un bastone, al punto che Stokkfisk in norvegese questo significa, veniva poi ammollato per poi essere cucinato. Querini intuì subito che questo modo di immagazzinare il pesce aveva delle qualità adattissime al trasporto via mare essendo secco e non aggredibile nè da agenti atmosferici come il caldo e l’umidità, nè da microrganismi e insetti. Tornato a Venezia con il prezioso carico, il successo fu tale che divenne in breve tempo un piatto tra i più gustosi della cucina veneta, il baccalà. Da quel momento il commercio dello stoccafisso con le Lofoten divenne popolarissimo fino ai giorni nostri.
Prodotto con lo Skrei, il merluzzo atlantico viene pescato oltre il circolo polare artico tra febbraio e aprile, quando i pesci dal mare di Barents scendono alle Lofoten per deporre le uova. Una volta completato il ciclo riproduttivo sono quindi catturati, eviscerati e messi ad essiccare all’aria aperta su tralicci di legno, realizzando un prodotto di così alta qualità dall’aver ottenuto nel 2014 il marchio IGP dell’Unione Europea. Un alimento sano, versatile e sostenibile, ricco di proprietà nutritive, particolarmente apprezzato nel Belpaese che risulta essere il mercato più importante con un costante aumento delle vendite.
Amato da molti chef nostrani per la sua unicità che coniuga tradizione e innovazione, come dimostra la ricetta di Anna Cecilia Pedersen del Querini Restaurant di Røst, il capoluogo delle Lofoten.
Orzotto con stoccafisso di Lofoten
Ingredienti per quattro persone
200 g di orzo perlato
50 g di carote
50 g di sedano
50 g di cipolla
2 spicchi di aglio
2 cucchiai di olio d’oliva
1 dl di vino bianco secco
5 dl di brodo vegetale o di pollo
2 cucchiai di burro
Pepe e sale qb
Preparazione orzo
Tagliare carote, sedano e cipolla tritare l’aglio e rosolare nell’olio di oliva. Aggiungere l’orzo e tostare un minuto. Aggiungere i vino e poi progressivamente il brodo, risottando. Aggiungere sale e pepe al momento.
Preparazione stoccafisso
Dopo averlo ammollato portare a ebollizione in acqua salata e aggiungere i filetti di stoccafisso lasciandoli sobbollire per 6 minuti. Disporre l’orzo con i filetti e condire con olio alle erbe fini.
Buon appetito!