Living & Convivi :: 3 mar 2022

Stress e disturbi da Covid-19

L’opinione del Professor Piero Barbanti

Lo abbiamo visto e continuiamo a soffrirne. Tutti, adulti, giovani, meno giovani… La pandemia ha incrementato disturbi da stress con otto cittadini su dieci che dichiarano di aver sofferto di almeno un disturbo riconducibile alla tensione psichica nell’ultimo anno. Il dato, in linea con quanto rilevato nel pieno della seconda ondata (novembre 2020), evidenzia il legame tra la pandemia e le conseguenti restrizioni imposte dal contenimento del contagio e l’aumento di stress e di disturbi correlati. Tra quelli più comuni e in aumento, mal di testa (48,0%), ansia, nervosismo, irritabilità (42,8%), tensioni muscolari (39,6%) e disturbi del sonno (32,2%), di cui sono soprattutto le donne a soffrire maggiormente (1). È quanto è emerso da una ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, presentata in occasione dell’evento “Stress e Covid-19: un equilibrio precario tra restrizioni e relazioni”, con la partecipazione del Prof. Piero Barbanti (2), docente di Neurologia presso l’Università IRCCS San Raffaele di Roma (3).

All’inizio della pandemia, nel primo lockdown, lo stress che abbiamo vissuto era quello del primo caso, ovvero positivo: “La situazione emergenziale scoppiata improvvisamente ci ha fatto percepire il pericolo ed è stato proprio questo sentore di allarme a permetterci di sostenere due mesi di chiusura forzata e di riuscire a creare un nuovo equilibrio funzionale e utile senza rendercene conto e senza lamentarci.” Quando poi, nelle successive fasi della pandemia, l’entità del pericolo è scesa e lo spavento è diminuito “è venuto alla luce, invece, uno stress negativo da Covid-19, poiché è comparsa la valutazione soggettiva del possibile protrarsi a lungo termine delle limitazioni e dei rischi, che ha fatto emergere una ruminazione psicologica, un sentimento di sfiducia e allarme cronico”. Si tratta di un allarme che ha visto come principale fonte di stress dapprima (durante la seconda ondata, nel novembre 2020) la salute, e poi il lavoro per gli adulti (soprattutto per gli uomini di mezza età) e lo studio per i più giovani (34,3% vs 24,7% nel 2020). La salute si conferma, comunque, seppur in minor percentuale (14,8% nel 2022 vs 32,3% nel novembre 2020), una delle fonti di stress, al pari della socialità e delle relazioni (12,6% vs 14,6%). “Durante il lockdown”, spiega infatti il Professor Barbanti, “è aumentato il burnout (4), ovvero l’esaurimento psicofisico del soggetto legato al lavoro, perché, alle normali situazioni che lo determinano, si sono aggiunte modalità lavorative stressanti come il lavoro agile, il telelavoro e la mancanza delle relazioni umane tangibili, compresi quei momenti di pausa che accompagnano la normalità di una giornata di lavoro, come il caffè al bar con i colleghi.” (5) Non solo gli adulti: anche i bambini e adolescenti hanno vissuto momenti di forte stress causati dalla pandemia. “Seppur i ragazzi manifestino lo stress in occasioni e modalità differenti rispetto agli adulti, le loro reazioni includono irritabilità, impulsività, irrequietezza, nervosismo, disturbi del sonno e dell’alimentazione (6)”, spiega il Professor Barbanti, che sottolinea che “la mancanza di socialità durante la pandemia (DAD, abolizione delle pratiche sportive di gruppo per i non agonisti) ha influito profondamente sullo sviluppo della personalità dei più piccoli e di conseguenza sull’incidenza di disturbi legati allo stress.”

Che fare allora?

Ecco i 5 consigli del Professor Barbanti per adottare uno stile di vita sano e a prova di stress:

Saper riconoscere i sintomi e ammettere di essere stressati;

Rispettare i bioritmi evitando il cosiddetto social jet-lag (fuso orario sociale) caratterizzato dallo sfalsamento del ritmo sonno-veglia e di quello alimentare rispetto alle esigenze fisiologiche;

Dormire almeno 9 ore a notte per favorire i processi cerebrali;

Adottare una dieta mediterranea a basso indice glicemico e regolamentare l’utilizzo di sostanze psico-attive socialmente accettabili, quali alcol e caffè;

Creare pause, rallentando il nostro ritmo, per lasciare spazio a creatività e a immaginazione. Questo è fondamentale soprattutto per i ragazzi, sottolinea Barbanti, che aggiunge: “È auspicabile che a breve i ragazzi possano ritornare ai tradizionali ritmi scolastici, abbandonando quelle regole (necessarie per le diverse ondate della pandemia) che hanno imposto una ulteriore forzatura dei loro ritmi biologici, con ingressi sfalsati e ritorno a casa talora dopo le 15.”

 

Per maggiori informazioni:

 

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