Lo stagno di Cabras è decisamente uno dei posti più magici della Sardegna (1). E’ posizionato a nord di Oristano, nella penisola del Sinis, ricchissima di presenze umane, dalla città fenicio-punica, poi romana di Tharros, alla pregevole chiesa paleocristiana del V secolo intitolata a San Giovanni, che sorge sopra un sito nuragico, alla suggestiva torre costiera spagnola.
Lo stagno ha 2.200 ettari di superficie e lambisce il paese omonimo; con le annesse zone umide di Mistras, Pauli 'e Sali e con lo stagno di Sale Porcus, nei pressi di Putzu Idu, forma un ambiente umido di importanza internazionale, riconosciuto dalla Convenzione di Ramsar. Lo stagno una profondità media di circa un metro e mezzo, e supera solo in qualche punto i due metri.
Si suddivide in due bacini, quello maggiore, a monte, e quello minore, a valle. I principali affluenti che portano acqua dolce sono il Rio Mar’e Foghe, a nord, e Rio Tanui, nel bacino minore. Dal secondo partono i quattro canali che collegano lo stagno con il Golfo di Oristano, passando per l’area dove sorge la storica peschiera Mar’e Pontis, a pochi passi dall’ittiturismo omonimo sono andata a mangiare.
Tra le specie ittiche presenti, secondo la maggiore o minore salinità, vi sono carpe, tinche, varie qualità di muggine, orate e anguille.
L’Ittiturismo "Sa Pischera ‘e Mar’e Pontis" (2), uno dei 27 locali selezionati quest’anno per la rassegna Le isole del gusto, dalla Camera di Commercio di Oristano, ha una splendida vista sulla peschiera, che da sola vale il viaggio.
La lista delle vivande è tipicamente di mare, muggine e bottarga predominano su tutto (3). I macarrones de busa sono una delle specialità della zona, pasta lunga e forata, che assorbe bene ogni salsa d’accompagnamento (4). Dopo pranzo, facendo una passeggiata lungo lo stagno non è difficile scorgere alcune tra le tante specie ornitologiche presenti nell’areale dal germano reale alla gallinella d’acqua, dal falco di palude alla folaga, sino al cormorano.
La vicina peschiera di Mar’e Pontis è una risorsa produttiva basilare per l’economia del paese. Nel Medioevo lo stagno e le sue peschiere facevano parte del demanio, e così fu anche nei primi secoli della dominazione spagnola, fino a quando nel 1652 re Filippo IV vendette i diritti di pesca a Girolamo Vivaldi. Nel 1853 la famiglia Pasqua-Vivaldi cedette i diritti alla famiglia Carta di Oristano; dal 1982 lo stagno, acquisito dal demanio regionale, è gestito da un consorzio di pescatori. Il complesso della peschiera comprende diverse strutture, alcune risalenti al Settecento, ma la maggior parte costruite tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, tra cui magazzini, ripostigli di attrezzi, stanze per l’affumicatura del pesce, la salagione delle bottarghe, la conservazione del sale, una chiesetta, delle baracche in mattoni di terra cruda e canne.