Food :: 8 mar 2019

Firenze - L'Armenia si gusta da Ararat

Estro e ricette della tradizione

In Borgo la Croce, piccola e "romantica" via della città del Giglio che unisce piazza Sant’Ambrogio e piazza Beccaria, c'è un luogo che racconta sapori lontani. Stiamo parlando del ristorante Ararat, unico locale toscano dedito alla cucina caucasica. Un viaggio gastronomico affascinante dove i numerosi piatti di "casa" mixano fantasia e sapori della memoria tra Armenia e Georgia.
Il menù fortemente incentrato sulla cucina caucasica, vanta autentiche ghiottonerie dove le materie prime "parlano" direttamente al palato come il Pkhali varipinto antipasto formato da salsa di noci e aglio abbinata di volta in volta con verdure come fagioli, barbabietole o carote, nonché accompagnato dal melograno che è uno dei simboli del popolo caucasico (1). O dai tipici Tolma, involtini di carne avvolti nella foglia di vite (2). Tra i diversi piatti di matrice georgiana, consigliamo anche il Khinkali, pasta ripiena di carne speziata e delizioso brodo (3): per apprezzarlo al meglio si deve afferrare con le mani il "picciolo", girare il maxi raviolo al contrario per poi "morderlo" delicatamente al bordo. A questo punto si beve il brodo e si continua a degustarlo facendolo roteare. Un vero rito, un viaggio stuzzicante al palato che trova la sua più celebre espressione nel Khaciapuri, una sorta di pizza a forma di barchetta (4) con al centro del formaggio sbriciolato e un uovo. Anche qui il culto impera: si mangia, infatti, staccando le due estremità del goloso lievitato, mescolando l'uovo con il ripieno al formaggio. Di una bontà che crea dipendenza. Il tutto innaffiato da un rosso della Cantina "Khareba" (5) del Kakheti regione orientale della Georgia a grande vocazione di Bacco. “Abbiamo voluto introdurre a Firenze i piatti più noti della cucina caucasica – spiega la giovane titolare di Ararat, Amaliya, venuta in Italia otto anni fa per studiare marketing – perché riteniamo che la nostra cultura si racconti anche attraverso il cibo e l’ospitalità. I nostri piatti sono espressione delle tradizioni caucasiche, e crediamo che questo tipo di ristorazione possa incontrare l’interesse, oltre che la curiosità, dei fiorentini e dei toscani”.
Dopo tante prelibatezze è d'obbligo spendere due parole sull'interior design (6) del locale progettato dalla giovane architetta fiorentina Camilla Ammanati. Premesso che un tempo fu una chiesa, Ararat colpisce per l'interno raffinato e pulito. Un ambiente moderno che, grazie a equilibrati ed eleganti citazioni che rimandano al Paese principe, promette una sosta "riposante", quasi meditativa. Di sicuro una lusinga al mangiar bene.

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