Visioni da bere :: 19 lug 2021

Toscana - Nella culla del buon vino

Selezione di 3 etichette di spessore

Forse è scontato dirlo ma la storia del vino in Toscana si perde nei secoli. E’ un dato di fatto: il nostro vino è l’ambasciatore di quel way of living che tutto il mondo ci invidia. Un mix straordinario tra territorio, storia, bellezza architettonica e paesaggistica, qualità enogastronomica.

E proprio di eccellenze made in Tuscany sotto il sole, trame da degustare e raccontare, che vogliamo rendervi partecipi almeno sulla carta, stuzzicandovi il palato. Un piccolo viaggio di Bacco (1), alias tasting di nettari deliziosi, tutti di realtà produttive di spicco, scelti tra diverse zone della regione di Dante.

In principio fu il Chianti. Un brand prima ancora che un vino, un’icona conosciuta da un capo all’altro del globo. E’ imbarazzante la varietà di etichette di livello che si possono riscontrare attraversando questo lembo di Toscana dove il sangiovese impera. Dalla provincia di Siena fino a quella di Firenze, ed è proprio della zona di Montelupo Fiorentino che abbiamo assaporato un esemplare di Chianti di grande piacevolezza della Fattoria di Petrognano. “Meme Chianti Superiore” 90% Sangiovese, rubino splendente (2), al naso convince per i decisi tratti fruttati con pennellate evidenti di amarena e more (3 - Emanuele Pellegrini quarta generazione con Monica Rossetti enologa della tenuta). Buona la struttura tannica decisa ma ben misurata, il gusto è pieno e fresco al contempo. La chiusura è tipicamente sapida. Dall’impeccabile anima gastronomica, accompagnatelo a un buon coniglio alla ligure con olive taggiasche.

Dal Chianti a quel di Bolgheri con il rosso di Tenuta Sette Cieli. Siamo a Monteverdi Marittimo, a 400 metri sul livello del mare, dove 10 ettari di vigneto degli 80 totali di proprietà, regalano un vino di carattere, aiutato da un micro clima unico in quanto ben ventilato con importanti escursioni termiche. "Noi 4 Bolgheri Doc", questo il nome dell’etichetta dove il numero pari rimanda alle 4 anime che l’hanno concepito, oltre alle quattro varietà di cui è figlio (Cabernet Sauvignon, Merlot, Petit Verdot, Cabernet Franc). Affinato in barriques per 15 mesi, si presenta di un rosso rubino sicuro con aromi succosi di frutta rossa matura (4). Di notevole struttura e finezza. Un Bolgheri DOC che non lascia indifferenti e invita a più di un calice. Meglio se accoppiato con piatti importanti come uno stracotto di guancia di bue con polenta. Ad autunno, ça va sans dire

Concludiamo nella terra di Montalcino con un altro rosso di spessore. La Tenuta è Solaria di Patrizia Cencioni (5) dove anche qui un clima ad hoc riparato dai venti freddi dell'est dal Monte Amiata e da quelli del nord dalla collina di Montalcino, accarezza uve di sangiovese e un pizzico di cabernet. Ne conseguono vere pepite in bottiglia come il Rosso di Montalcino DOC 2018, 100% sangiovese (6) con denominazione "a cascata" (proviene, cioè, da vigne registrate a Brunello).

L’impatto iniziale al palato parla subito di un’etichetta di “peso”. Rosso rubino luminoso, in bocca esplode con un sorso pieno e vibrante dai tannini vivi e setosi.  Freschezza e finale elegante dove l’insieme dei sapori spinge in sequenza la notevole persistenza gustativa. In una parola: spiccata personalità. Osatelo con un filetto di manzo alla bordolese. La prossima stagione fredda. Oppure ora ma in alta quota.

 

 

 

  

 

Ron Millonario

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