Food :: 20 mar 2022

Vini Gradis’ciutta: solo eccellenze in collina

Nel segno dell’eleganza in bottiglia

Un’emozione autentica. E’ ciò che ogni produttore che si rispetti vorrebbe regalare a chi, sorso dopo sorso, si appresta a degustarne le sue etichette. Vini il più possibile fedeli alla propria terra, nel massimo rispetto della natura e dei suoi tempi. Missione non facile ma neppure impossibile come testimonia una realtà storica vitivinicola del nord est d’Italia. Siamo nella zona del Collio, piccolo territorio sul confine tra Italia e Slovenia, prima del Friuli Venezia Giulia ad ottenere la Denominazione di Origine Controllata. Un microclima straordinariamente complice, tra il mare non lontano, la pianura e le prime colline, foriero di vini, in maggioranza bianchi, spesso indimenticabili, sopratutto se si ha la fortuna di godere dell’annata giusta. Un suolo ricco, vitigni autoctoni come la Ribolla, la Malvasia o ancora il Friulano, ogni elemento concorre a nettari interessanti nelle loro sfumature. E poi c’è l’uomo. Il vigneron come Robert Princic della maison “Gradis’ciutta” di cui abbiamo degustato 6 splendidi bianchi (1 - 2) di 3 annate diverse (2020 - 2018 - 2016) alla trattoria Da Burde di Firenze (3). 

Il nome Gradis’ciutta si ispira alla località nel cuore del Collio da secoli generosa di ottime uve e strettamente legato alla storia della sua famiglia: una chiara dichiarazione di attaccamento alla terra, identità familiare e passione per la viticoltura. “Oggi lavoriamo circa 40 ettari di vigneti, la maggior parte nel Collio e il resto dall’altra parte del confine” - ci racconta Robert appena seduti al tavolo. “Produciamo l’85% di vino bianco e un 10% o poco più di vino rosso”. Con un sistema di viticoltura da molti anni ormai rigorosamente biologico. Vini di assoluta qualità a raccontare uno stile preciso fatto di grande eleganza, pulizia e piacevolezza certa.

La parola al calice…

Di gradevolissima beva la Ribolla Doc Collio 2020 ottenuta al 100% da uva Ribolla gialla, il vitigno forse più antico del Collio, che ha aperto le danze in occasione del pranzo. Non una Ribolla qualunque però, bensì espressione puntuale di un territorio “che fa grande un vino”, giallo paglierino tenue, molto fresco al naso, conquista, da subito, senza riserve, magari con un risotto ai finferli, ma ne abbiamo altresì apprezzato gli splendidi sentori con un plateau di affettati misti.

Un plauso anche al Pinot grigio Doc Collio 2020, vino non scontato (4): non sono molti i produttori che sanno interpretarlo in modo soddisfacente. Così non delude questa etichetta, nobile ed elegante, paglierino vivace e luminoso. Di più… il sorso netto, garbato e distinto al contempo lo rende di facile beva, amabilmente democratico, sognando di traversare il Mediterraneo in barca a vela, tra il profumo del vento e il sapore del sale.

La farinata di cavolo nero si è ben accompagnata alla Malvasia istriana Doc Collio 2020: in bocca un ingresso accattivante, fresco d’impatto, accelera su raffinate memorie di frutti tropicali polposi. Il finale è persistente e minerale. 

Il Friulano Doc Collio 2020, “un vino che negli anni non ha mai smesso di crescere in qualità” (5), ha precisato Robert Princic. Si è distinto, forte della sua indubbia profondità, insieme a un piatto di Pici di cinta senese. Morbido, pieno al palato, caratteristica tipica dei vigneti di collina. Con tocchi di equilibrata sapidità sul finale leggermente ammandorlato.

Il viaggio di Bacco firmato Gradis’ciutta è proseguito con l’assaggio dello Sveti Nikolaj (6), ultimo nato dell’azienda. Vino transfrontaliero, Ribolla-Rebula 100% Slovena, fine ed elegante “rispecchia molto la sua annata per freschezza e acidità”. Più passano gli anni, più guadagna in bontà. Rotondo e sapido, in bocca solo equilibrio. La bevibilità è padrona. Da osare con un servito di Scottiglia a base di carni bianche come suggerito da Andrea Gori, ristoratore e raffinato sommelier della Trattoria di famiglia.  

E infine… il Collio Riserva 2016, un vino che stupisce con intensità e ampiezza di aromi tali da compiacere l’anima. Qui si vede la stoffa. Vibrante e intenso, note agrumate bilanciate da sensazioni di frutti gialli maturi, coinvolgono il palato in un abbraccio vitale, ricco, vero. Come la terra che gli dà i natali.

Merita averne alcuni esemplari in cantina, concedendosi anche la virtù di gustarli nel tempo.

 

 

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