Living & Convivi :: 3 feb 2021

Woman - Power: Elena Benvenuti

Dall'editoria allo studio dell'anima, il coraggio è rosa

Direttrice di EIFIS Editore, caporedattore di Energie Magazine, autrice di testi inerenti lo sviluppo individuale. E ancora... Psicologa, psicanalista, giornalista, Elena Benvenuti (1) donna dalle tante sfumature ma sopratutto competenze si muove con grande disinvoltura nell'universo delle filosofie orientali e nell'arte della meditazione (2 - 3), in cui eccelle. Si potrebbe dire che la determinazione fa parte del suo DNA o che comunque "le opportunità arrivano quando siamo pronti", certo è che Elena non si è mai fatta trovare impreparata. Ne è un esempio la casa editrice che amministra e cura con profonda passione (4). Tante le chicche editoriali di qualità, dal food, al benessere alla crescita interiore, spesso approfondite e trattate in incontri e workshop diretti tra lettori e autori. Nell'intervista ne esce una figura di grande ispirazione per tutte quelle donne e non solo che, anche faticosamente, sono in corsa per raggiungere i propri obiettivi. 

 

Quando ha capito che il mondo dell'editoria sarebbe stato il centro della sua vita professionale? 

Lavorandoci. Ho iniziato a dedicarmi alla casa editrice dopo una decina di anni di attività in proprio e una laurea in psicologia clinica. Avevo promesso ai miei genitori che la mia attività sarebbe continuata solamente durante gli anni di università e così è stato. Mi ero data un anno sabbatico nel quale organizzare la mia vita ma come sempre mi capita, non so stare con le mani in mano e quindi, anche se non particolarmente coinvolta, ho iniziato ad aiutare mia madre in casa editrice, facendo un po’ di tutto. E nel giro di qualche mese mi sono scoperta appassionata di questo lavoro, ho capito che tante esperienze e nozioni che avevo appreso durante gli anni passati erano stati in qualche modo propedeutici a questa nuova avventura professionale. Non mi spaventano le sfide e non mi tiro mai indietro: dopo alcuni anni, infatti, ho assunto il ruolo di direttore editoriale; dal 2017 sono succeduta a mia madre nella direzione generale della società. Posso dire che nel mio caso sia stato il lavoro a scegliere me e non il contrario. 

 

Ci parli in breve della sua attività in questo momento: criticità e punti di forza…

Il mondo editoriale in Italia è in crisi da tanto, il Covid è stato un momento pazzesco per reinventarsi modalità di diffusione e fruizione dei contenuti. Per noi è stata una vera e propria catarsi: progetti di promozione e diffusione dei nostri contenuti in modo digitale e live, che dormivano nel cassetto da anni, hanno visto la luce e la realizzazione in meno di un mese. Il tempo di acquisire la strumentazione tecnica necessaria e ci siamo letteralmente lanciati! I dettagli li abbiamo curati in corsa, certo... c'è ancora tanto da fare, ma ciò che importa è l'accelerazione imposta dal virus che, obbligandoci a muoverci più in fretta, ci ha portato a un piano di emergenza che con il senno di poi era ciò che avremmo dovuto attuare da tempo. La cosa più importante era, comunque, garantire il lavoro alle persone che fanno parte di Eifis e mantenere il contatto con i nostri amati lettori, dando loro un sostegno e una presenza. Penso che ci siamo riusciti. La criticità è data dall’incertezza che ormai caratterizza quest'epoca. Personalmente sono sempre alla ricerca della serenità e quindi fatico a sentirmi a mio agio nell' "insicurezza" ma ci sto lavorando. 

 

Nulla si ottiene per caso, in quanto donna… ha combattuto tanto per affermarsi?

Ho avuto il grande privilegio di crescere in una famiglia in cui le donne sono alla guida accanto agli uomini, ho scoperto da adulta che non era così nel resto del mondo e questo mi ha dato la serenità, l’ingenuità e la caparbietà di affrontare chi pensava di non considerarmi solo perché donna, portandomi a casa anche qualche bella soddisfazione. Non nego che le prime volte in cui dovevo far sentire la mia voce ero talvolta impreparata; ci ho messo un po’ a capire cosa stava succedendo. Mi ricordo quando fui invitata a partecipare come guest speaker in una formazione aziendale di un noto brand made in Italy: al mio arrivo al tavolo del lunch nessuno mi considerò, tutti rivolgevano saluti a mio marito. Ho capito dopo che pensavano fossi la segretaria… allora ho rotto le righe e mi sono direttamente presentata, senza aspettare che mi concedessero il momento giusto o lo spazio in cui parlare, non vi dico l’imbarazzo dei partecipanti quando hanno compreso che lo speaker ero io e non mio marito. Dobbiamo imparare a sedere sulle nostre sedie senza aspettare che “ci venga dato il permesso” di farlo.

  

E' indubbio che il Covid sia un "fardello" oltre che un freno per tutte/i, come lo sta affrontando tra famiglia e lavoro?

Organizzando al meglio i tempi. Sono mamma di un bimbo di 5 anni e spesso vengo colta dal “senso di colpa” poiché devo lasciarlo ore con la babysitter, poi però rimetto i piedi a terra e mi "predispongo" per essere tranquilla e presente quando sono con lui, per poter condividere momenti di qualità insieme, dandomi la possibilità, per quanto possibile, di far crescere la mia famiglia in armonia e presenza. Sono anche moglie e conosco l'importanza di preservare la propria relazione: dedicandoci tempo e proteggendola dallo stress del lavoro e dalle tensioni che giornalmente si insinuano nella vita. Detto questo, non è semplice e nel mio caso specifico l’emergenza COVID ha aumentato le mie ore di lavoro, quindi l'impegno per mantenere un buon equilibrio familiare è ancora maggiore. 

 

La sua personale "meditazione" per quando stacca dagli impegni quotidiani?

La “MindClearing”, una tecnica di meditazione che ho inventato qualche anno fa, ideale per diminuire la pressione dei pensieri, per ritrovare calma e focalizzazione (Vedi QUI). Più in generale, durante la giornata, utilizzo il respiro come momento consapevole, anche se solo per 3 o 4 minuti, infondendo coscienza al respiro, con calma, senza forzarne il ritmo. Centrandomi sul "qui ed ora", per cambiare ciò che non mi piace e godere ciò che amo.

  

Kamala Harris, la nuova vicepresidente degli Stati Uniti, una svolta epocale? Cosa ne pensa?

Speriamo! Ho letto la sua biografia e ho subito pensato che si tratta di una donna molto decisa e che ha dato alla sua vita professionale un’impostazione molto chiara sin da subito. Mi piacciono le donne con le idee chiare, che possono essere di ispirazione per tutte coloro che, per minori possibilità o vincoli socioculturali, faticano o proprio non riescono ad elevare il loro sguardo a orizzonti più ampi. La nuova vicepresidente americana ha contato e conta su una famiglia molto vicina e in linea con le sue scelte; questo aiuta ma non deve essere un limite: abbiamo, infatti, sempre la possibilità di sviluppare la consapevolezza su ciò che siamo e ciò che vogliamo realizzare, su quali sono le relazioni a noi affini e quali no. L’anno scorso abbiamo pubblicato “Ragazze che non mollano” di Chelsea Clinton (5) proprio per dare un segnale alle giovani donne di quanto è importante non mollare mai i propri obiettivi, i propri sogni, le proprie ambizioni, anche se tutti ti dicono che non ce la farai mai.

  

Un consiglio alle giovani donne che "lottano" per essere riconosciute nel proprio settore?

Le donne per affermarsi sul lavoro devono riuscire ad oltrepassare una coltre barriera di pregiudizi, imposizioni, regole e credenze. Mi capita spesso di parlare con figure femminili che si sono realizzate sul lavoro ma che non sentono riconosciuto il grande lavoro fatto poiché, per esempio, non sono riuscite allo stesso modo a formare una propria famiglia. Questo è il primo grande sabotaggio: non ho una famiglia, oppure la famiglia si è divisa e quindi mando tutto all’aria oppure non credo più nemmeno nella carriera, come se le due cose non potessero viaggiare su binari separati. Dobbiamo imparare a emanciparci e a smettere di guardare alle nostre caratteristiche come limiti! L’auto sabotaggio avviene anche quando accettiamo la regola scritta che gli uomini siano più pagati o che siano più “adatti” per dedicarsi alla carriera. 

Sabotiamo la nostra carriera quando per paura di ferire un figlio o un familiare, non chiediamo aiuto, e penalizziamo il lavoro per essere presenti in famiglia, sottovalutando poi il malumore che ne deriva e che inquina le relazioni. Come fare quindi? In molti casi è meglio chiedere un aiuto, fare ciò che si deve fare per il lavoro, per poi potersi dedicare ai figli e alla famiglia con la giusta dedizione e il giusto spirito. 

Sabotiamo la nostra carriera quando non facciamo sentire la nostra voce, quando non ci battiamo per ciò in cui crediamo, quando sottostiamo a regole inaccettabili dettate dagli altri.

Sabotiamo noi stesse quando dimentichiamo i nostri punti di forza, le nostre caratteristiche distintive e scimmiottiamo i maschi, perdendo di vista il potere del femminile al lavoro e in carriera.

Sabotiamo la nostra carriera quando viviamo lo stereotipo della donna e non ciò che siamo davvero, quando pur di fare carriera accettiamo proposte inaccettabili o ci adeguiamo a canoni che non ci appartengono.

 

 

“È per rinascere che siamo nati.” Pablo Neruda

 

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