Il riscatto di un territorio vocato all’enogastronomia riparte dal calcio.
Non sarà un Natale grigio come al solito. Qualcosa è cambiato tra Tanaro e Bormida, in quella città dove “non succede mai niente” – secondo le parole di Umberto Eco. Non sarà un Natale grigio, anzi no, sarà un Natale “grigio” più che mai perché la maglia gloriosa dell’Alessandria - l’unica al mondo color nebbia, o cenere - risplende finalmente grazie ai risultati ottenuti in campionato e in coppa Italia. Ma non è questo che interessa, non qui almeno: è importante che finalmente non si parli più di dissesto, di fallimento del comune, di sindaci indagati, di tragedie vere – la Casale dell’Eternit è in questa provincia – e farse (persino sulla bruttezza dell’albero di Natale si è riuscito a discutere).
Così, finalmente, grazie alle prodezze della squadra locale, riecco il territorio alessandrino sulla bocca di tutti, anche dei media stranieri: si riparla di vini eccellenti - Grignolino, Barbera, Barbesino – e di un vino che unisce la corposità della Barbera, la finezza del Grignolino e il profumo del frizzante Freisa - il Timorasso di Costa Vescovato; di golosità famose, tra le quali spiccano gli amaretti di Rolando (via Plana), i cannoncini di zabaione, crema, panna e moscato di Zoccola (corso amarmora), i baci di Gallina (via Vochieri), un vero must evergreen.
Inutile dire, riscoprire Alessandria e i suoi dintorni può essere un’emozione (1). Bello sarà perdersi tra ordinate e ricchissime vigne, storiche cittadine (Acqui Terme, Ovada, Novi Ligure, Tortona, Casale), paesi del Monferrato (Vignale, Frassinello, Camagna, Gavi, e tantissimi altri) e musei cittadini. E come scordare quello del cappello Borsalino, altra gloria della città?
E allor per questo, anche per questo, grazie “grigi”.