Food :: 4 ott 2015

Pirati e Marò, del mare e non...

La pirateria, come noto, è nata secoli or sono grazie al riconoscimento dato da Sua Maestà la Regina d’Inghilterra a coloro che combattevano la “guerra di corsa”, i corsari appunto. Da allora a oggi, corsari e pirati si sono susseguiti e anche le cronache odierne ne parlano spesso, non solo nei mari del Corno d’Africa (1) o per le infinite vicende internazionali legate ai nostri Marò che difendevano una nave proprio dai moderni pirati.

Ma anche nel campo alimentare la pirateria è all’ordine del giorno, sia intesa come commercio illegale, sia come contraffazione, oppure come utilizzo di sostanze nocive o comunque vietate, o ancora come pubblicità ingannevole e chi più ne ha, più ne metta.

Possiamo solo ipotizzare qualche reazione di tipo legale alle continue attività che ci minacciano anche in campo alimentare? Certo sì, anche se i miracoli, dice un vecchio proverbio toscano, li faceva solo un certo Signore molti secoli or sono e non gli è finita troppo bene…

In ogni caso pensiamo a qualche ragionevole rimedio, ad esempio, la registrazione del proprio marchio d’impresa, oppure della denominazione all’interno di un marchio collettivo, in ogni caso con attenzione alla estensione nei Paesi esteri di nostro interesse.

Nella stessa direzione può e deve muoversi un’azione combinata a livello di Consorzi, troppo elevato essendo il costo di azioni giudiziarie all’estero per la difesa dei nostri prodotti, anche se qualche prima info può giungerci (gratuitamente) dalle nostre Ambasciate e Consolati sparsi nel mondo cui possiamo affidarci, ricordandoci che la loro attività è utile ma non esaustiva, insomma il loro lavoro non è quello.

Se di tali piraterie tutti possiamo soffrire quali sono i nostri Marò, cioè i nostri difensori?

Della rete diplomatica abbiamo già detto (la Farnesina, il Ministero degli Esteri cioè sembra sempre più sensibile a queste esigenze) della struttura ICE (Istituto Commercio Estero) tutti consociamo meriti e limiti, ma il punto è di costume, per così dire: dobbiamo cioè imparare ad andare dall’Avvocato specialista come dal Medico specialista, consapevoli che è sempre meglio prevenire che curare, nell’un caso come nell’altro…

Ora il punto è, o meglio era fino a poco tempo fa, la difficoltà da parte del cliente di poter conoscere a priori la specializzazione di un Avvocato, ovvero poter cercare quello più adatto ed esperto in una certa materia, proprio come si ricerca con trasparenza il cardiologo anziché il dentista.

Bene, finalmente una buona notizia, da poco infatti esiste anche in Italia la possibilità per i legali di fare sia una forma di pubblicità informativa, sia di fregiarsi del titolo di specialista in questo o quel settore, il tutto sotto il rigido controllo di organi a questo preposti.

Insomma, da oggi in poi non possiamo lamentarci che di noi stessi se in presenza di un problema specifico, non ci rivolgeremo al giusto referente: curare l’infarto dal dentista non è certo la miglior soluzione!

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